La nostra voce

Lavoratori e delegati per un sindacato democratico e combattivo

 

 

Dalla parte dei lavoratori ATM

 

Il trasporto pubblico locale è allo sfascio, un settore in crisi, che riceve meno fondi del passato e che la stessa finanziaria 2004 del governo taglia ulteriormente. E intanto la privatizzazione incombe col suo portato di ristrutturazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro e del servizio offerto.

In questo contesto la rabbia dei lavoratori è andata oltre le previsioni della vigilia ed ha scavalcato le stesse organizzazioni sindacali.

 

A Milano spontaneamente i lavoratori hanno deciso di non far uscire nessun mezzo. Sia la metropolitana che tutti i mezzi di superficie sono stati bloccati. Quasi nessun mezzo è circolato per Milano e provincia con una determinazione che non si vedeva da almeno 20 anni. Anche in tutte le altre città l’adesione è stata massiccia. Alla Atc di Bologna l’adesione è stata del 98%, alla Anm di Napoli del 99%, a Roma del 94%, a Venezia del 97%, a Pordenone e Gorizia oltre il 90%, nelle città della Calabria del 95%, in Sicilia punte del 100% a Messina, Catania e Palermo.

 

E sui giornali oggi fioccano le polemiche e le accuse di inciviltà

 

Chi è incivile? Per i 120.000 lavoratori del settore, umiliati da un contratto applicato in tutte le parti che prevedevano un peggioramento delle loro condizioni tranne quelle che prevedevano  un adeguamento del salario, l’inciviltà la vivono ogni giorno. È incivile lavorare con turni (e doppi-turni) massacranti. È incivile lavorare per 18 mesi come interinale e poi per altri 2 come contratti di formazione, per avere una formazione di un lavoro che già si sa fare. È incivile non avere una prospettiva certa del proprio futuro. È incivile il ricorso strutturale degli straordinari per far funzionare tutta la baracca. È incivile vivere con 800 euro al mese e pagarne 500-600 di affitto. Provino il Sindaco, Formigoni o il Ministro Lunardi a lavorare nelle nostre condizioni ed a vivere col nostro magro stipendio.

Da due anni ormai i lavoratori del trasporto pubblico aspettano un aumento in busta paga di 106euro lorde, mentre da più di un decennio salari e pensioni perdono potere di acquisto.

Esasperati da ritmi di lavoro massacranti, da condizioni che peggiorano di giorno in giorno, da salari che non bastano neppure ad arrivare a fine mese, a Milano i lavoratori sono andati oltre i termini previsti per lo sciopero del 1° dicembre. Hanno deciso di non prendere servizio per l’intera giornata e non rispettare neppure i servizi minimi imposti dalla legge.

Ogni qual volta i lavoratori del trasporto pubblico scioperano, sindaci, capi di governo, giornalisti filo-governativi e burocrati di ogni risma, sono subito pronti a parlare di sindacati incoscienti, di minoranze che aderiscono agli scioperi per difendere dei privilegi, di violazione del diritto alla mobilità dei cittadini, calpestati da esigue “teste calde”.

È ipocrisia pura che chi ha diminuito le risorse al settore, chi ha portato avanti la privatizzazione selvaggia, chi ha peggiorato le condizioni del servizio e del lavoro, oggi si alza a difesa degli utenti del trasporto locale!

Con la scusa di garantire gli utenti, vogliono tenersi le mani libere per dequalificare il servizio del trasporto locale, ma non solo, anche le Ferrovie, il trasporto aereo e quello marittimo, l’energia, le telecomunicazioni, ecc. Ogni servizio e tutti i lavoratori sono danneggiati da queste strategie.

La lotta dei lavoratori dell’Atm è una lotta che riguarda tutti. Perché la stragrande maggioranza degli utenti altro non sono che lavoratori che vivono sul proprio posto di lavoro, ufficio o fabbrica che sia, gli stessi attacchi ai diritti e ai salari. Inoltre non dobbiamo dimenticarci che tagli, precarizzazioni e privatizzazioni all’Atm significano minor sicurezza, peggioramenti del servizio e aumento delle tariffe per tutti. Se rabbia ci deve essere non deve essere verso i lavoratori ma verso i veri responsabili, azienda, Governo e comune, capaci solo di aumentare le tariffe e peggiorare le condizioni di lavoro.

Per portare avanti l’attacco ai diritti, si è tentato di disarmare i lavoratori dei servizi della loro arma principale: lo sciopero. Infatti per proclamare uno sciopero si è costretti a seguire un lungo iter per tentare una “conciliazione” attraverso l’intervento di Prefetto o Ministero, deve inoltre passare un intervallo minimo di giorni tra uno sciopero ed il successivo e sono in più fissati alcuni periodi dell’anno in cui, in ogni caso, non è possibile esercitare tale diritto. In più, sono aumentati i poteri discrezionali della Commissione di garanzia, c’è la possibilità di differimento dello sciopero, è ammessa la precettazione del personale per garantire un servizio minimo, sono aumentate le multe e le sanzioni disciplinari per sindacati e lavoratori. Questo ed altro ancora è racchiuso nelle leggi 146/90 e 83/2000. Queste leggi sono un inganno e vanno abolite!

Nel trasporto aereo alcuni sindacati proclamano finti scioperi, che poi vengono costantemente revocati, con lo scopo di impedire le iniziative di altri sindacati.

Anche solo bloccare un mezzo di trasporto è considerato reato. Ai lavoratori delle pulizie appaltati nelle FS che hanno bloccato i binari del treno sono stati inoltrati (dopo sei mesi) 128 avvisi di garanzia per aver ostacolato un servizio pubblico.

Lo stesso potrebbe accadere si lavoratori della Fiat che hanno bloccato il tragitto ferroviario a Milano o quello marittimo a Messina.

Si tratta di un monito politico a tutti e il diritto di sciopero è sotto attacco.

Ma questa volta, nonostante tutte le leggi e tutti i divieti, nonostante la campagna martellante della stampa che ha gridato allo scandalo, i lavoratori del trasporto locale, compatti, hanno detto basta!

Non è una scelta facile, ma è l’unica strada per far sentire la propria voce.

Dopo anni di scioperi in cui non si è ottenuto altro che un arretramento delle condizioni di lavoro e di salario, dobbiamo lottare fino alla vittoria. E per far questo la lotta deve entrare in una nuova fase.

Lo sciopero ad oltranza avvenuto a Milano il primo dicembre è solo il preludio di quanto si può sviluppare quando il malcontento dei lavoratori giunge ad un limite massimo.

Deve essere chiaro ai signori dei grandi palazzi che i lavoratori saranno disposti a scendere ancora in lotta, in maniera più incisiva, per riconquistare i diritti che gli spettano! La lotta a Milano deve servire da esempio per tutti i lavoratori che sono coinvolti in questo rinnovo contrattuale. Non solo dunque in una città, ma una lotta generalizzata su tutto il territorio nazionale che faccia sentire i suoi muscoli non solo a Prefetti e Regioni, ma all’intero Governo e Confindustria.

Non ci si può accontentare di scioperi puramente dimostrativi, come quelli che le nostre organizzazioni confederali ci hanno propinato in questi ultimi due anni. È evidente che le attuali rappresentanze sindacali non rispondono al reale malcontento dei lavoratori. Cercano ancora di barcamenarsi tra le parti contendenti, non capendo che non esistono i presupposti per accontentare direzione aziendale e lavoratori. In tutti i luoghi di lavoro del trasporto pubblico locale bisogna spingere affinché vengano indette assemblee dei lavoratori dove si discuta e si elegga democraticamente un comitato dei lavoratori che si assuma la responsabilità di gestire la lotta e di trattare direttamente con le controparti. Solo in questo modo potremo garantire una vera rappresentanza dei lavoratori ed evitare che ancora una volta la concertazione a nostro scapito abbia il sopravvento.

Da Scanzano all’ATM di Milano una cosa si rende evidente agli occhi di sempre più lavoratori: le vere conquiste riusciremo ad ottenerle solo attraverso l’organizzazione dal basso che veda il coinvolgimento in prima persona dei lavoratori più combattivi superando le incertezze e i limiti delle attuali direzioni sindacali.

 

Se vuoi contattarci telefonaci: 02/66.22.56.22

oppure per e-mail: nostravoce@yahoo.it